Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsChicago Bulls Warriors, Lakers e Bulls: le grandi escluse alla trade deadline

La trade deadline, come ogni anno, è stata ricca di scambi molto interessanti. Non ci sono state delle vere e proprie blockbuster trade, ma quasi tutte le franchigie hanno apportato alcune modifiche al proprio roster. Quasi tutte le franchigie, perché in effetti alcune hanno deciso di non muoversi sul mercato: Golden State Warriors, Los Angeles Lakers e Chicago Bulls sono le grandi escluse della trade deadline 2024. Quali sono stati i motivi dietro questa scelta?

Golden State Warriors

In realtà gli Warriors hanno scambiato Corey Jospeh e una scelta del 2025 con una del 2024, ma ci si aspettava molta più  audacia da parte dei Dubs. L’undicesima posizione nella Western Conference testimonia la stagione a dir poco deludente giocata finora dalla squadra della Baia. La crescita di Kuminga, la rivelazione di Podziemski e la longevità di Curry non compensano il calo di Wiggins, Thompson e Green e il risultato è una squadra aggrappata quasi soltanto alle grandi prestazioni del suo numero 30.

Già da qualche mese in casa Warriors il dilemma è sempre quello: sfruttare il fatto che Curry possa ancora essere un franchise player e affiancargli dei giocatori che gli permettano di lottare per l’anello oppure mantenere il big-three e far crescere i giovani? C’è anche chi pensa che un’opzione non escluda l’altra, ma in questo momento le prestazioni di Draymond e Klay non valgono il contratto che hanno. La risposta a questo dilemma è stata nuovamente rimandata a quest’estate, che sarà decisiva per il futuro della Baia. 

Tuttavia le ultime prestazioni dei Dubs sono state incoraggianti e questo potrebbe avere inciso sulla scelta di non muoversi sul mercato. “Stiamo migliorando, quindi non abbiamo voluto fare nulla di precipitoso.” queste le parole del GM Dunleavy “La sfida è quella di tornare in corsa. Abbiamo esperienze di vittorie. Abbiamo ragazzi che hanno vinto e che sanno farlo. Penso che possiamo farcela. Dobbiamo continuare così.” Il general manager degli Warriors ha anche affermato che “non c’era niente sul mercato che potesse migliorare la squadra in maniera significativa per il giusto prezzo.” 

Lakers

Vista la rivoluzione che la dirigenza gialloviola aveva fatto il febbraio dello scorso anno, i tweet criptici di LeBron James e le prestazioni non convincenti, ci si aspettava una trade deadline infuocata in quel di Los Angeles. Per settimane si era parlato di un possibile addio di D’Angelo Russell, di un possibile approdo in maglia Lakers di Dejounte Murray o Alex Caruso e di altre mille ipotetiche trade, ma alla fine non è successo niente di tutto questo.

“Se la mossa giusta fosse stata disponibile al giusto prezzo, avremmo colto l’occasione. Non puoi comprare una casa che non è in vendita.” queste le dichiarazioni del GM Rob Pelinka. In realtà di possibilità sul mercato ce n’erano, ma a quanto pare in casa Lakers c’è fiducia nel roster attuale. Questo roster è effettivamente di alto livello e l’ha dimostrato sia ai playoff dell’anno scorso che all’In-Season Tournament, dove il Re e compagni hanno deciso di giocare sul serio. Non è però un roster perfetto, vista la mancanza di tiro da 3 punti e i limiti difensivi del backcourt.

Il tiro da 3 è il problema più evidente e rende l’attacco dei Lakers stagnante e dipendente dalle iniziative dei singoli. In difesa la squadra è molto solida nei lunghi e nelle ali, ma Reaves e soprattutto DLo, non sono dei gran difensori. Per questi motivi giocatori come Caruso o anche Murray, che sta trovando continuità dall’arco, sarebbero sicuramente andati a migliorare il roster su entrambi i lati del campo. 

Comunque Los Angeles può ancora ripiegare su Spencer Dinwiddie, che è stato tagliato dai Raptors. L’ex Mavs sostituirebbe Gabe Vincent, che non rientrerà prima di marzo.

Chicago Bulls

Per il terzo anno consecutivo i Chicago Bulls non si sono mossi sul mercato alla trade deadline. Il vicepresidente Karnisovas si è detto soddisfatto dell’andamento della squadra e non ha ritenuto necessario apportare cambiamenti al roster. In questo momento il record  di squadra dice 24-27 e vale ai Bulls il nono posto nella Conference.

“Avremmo fatto un passo indietro e non vogliamo farlo. Vogliamo restare competitivi. Abbiamo il dovere nei confronti di questa città di restare competitivi e lottare per i playoffs. E’ un business che dipende dai risultati e lo capisco. Prenderò le responsabilità per i fallimenti. Ma a questo punto è troppo presto per dire cosa è vincente e cosa non lo è. Ci sono ancora 30 partite. Vediamo cosa può fare questa squadra.” 

La dirigenza dei Bulls non ha fretta di vincere e ha deciso di aspettare di capire di che pasta sono fatti i giovani talenti già presenti nel roster prima di muoversi sul mercato. Quest’anno è esploso Coby White, che si candida alla vittoria del MIP, Dosunmu sta dando buoni segnali di crescita e in generale il gruppo sembra aver trovato un equilibrio. Se Patrick Williams dovesse finalmente dimostrare di valere la quarta scelta al draft del 2020 e se Lonzo Ball tornasse in buone condizioni, l’anno prossimo i Bulls potrebbero essere una squadra più che interessante. Tanto dipenderà dal futuro del trio formato da DeRozan, LaVine e Vucevic, che probabilmente verrà almeno parzialmente smantellato già quest’estate.

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