Playoffs NBA 2018, abbiamo le finaliste: si tratta di Cavaliers vs Warriors, ancora loro. Ma prima di concentrarci sulle NBA Finals andiamo a ripercorrere tutti i momenti migliori di questi playoffs arrivati all’atto conclusivo.
“Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”: queste parole, uscite dalla penna del giornalista statunitense Gregg Easterbrook, sono il motto di tutti i detrattori della statistica. Un esercito sempre più folto, costituito non solo da sconsolati studenti alle prese con indici di correlazione o variabili aleatorie, ma anche da alcuni volti più e meno noti della NBA. Inutile negarlo, fidarsi ciecamente del freddo studio dei numeri può portare a rappresentare i fatti con superficialità ed incompletezza, soprattutto nella pallacanestro. È anche vero però, che esistono cifre in grado di saltare inevitabilmente all’occhio dando immediatamente il giusto valore alle cose. È il caso ad esempio dei playoff NBA, uno spettacolo straordinario che può essere sintetizzato e descritto attraverso l’analisi di alcuni numeri eccezionali: è questo difatti, il modo migliore per contestualizzare ed apprezzare a pieno ciò a cui abbiamo assistito in questi due mesi e che dal 31 maggio, si concluderà con le NBA Finals, l’ultimo attesissimo atto di una stagione sicuramente indimenticabile.
PLAYOFFS NBA 2018, 2: I SURREALI BUZZER BEATER DEL PRESCELTO
Le statistiche accumulate da LeBron James nel corso di questi Playoff sono semplicemente spaventose. Partita dopo partita, la completezza del suo gioco ha raggiunto livelli superiori addirittura agli standard proibitivi fissati dal Re durante la sua stessa carriera: siamo stati tutti “fortunati testimoni” di momenti di surreale onnipotenza cestistica destinati a modificare inevitabilmente la narrativa attorno alla sua legacy, consacrandolo definitivamente all’interno del Monte Rushmore degli NBA greatests. Il 23 dei Cavs è stato in grado di far ricredere perfino chi insisteva testardamente nel puntare il dito sulla sua incapacità, o supposta tale, di essere decisivo nei finali delle partite. “Why can’t LeBron James make change for a dollar? Because he has no 4th quarter!” (“Perché LeBron James non è in grado di cambiare un dollaro? Perché non ha mai il 4° quarto (di dollaro)!”): questo era l’ironico mantra ripetuto beffardamente dagli haters di LeBron in seguito ad ogni sua sconfitta. I due incredibili buzzer beaters che hanno risolto gara 5 contro i Pacers e gara 3 contro i Raptors, hanno spazzato via anche questa fragilissima convinzione: vincere una partita di playoff con un tiro allo scadere è un’impresa quasi impossibile da compiere (secondo un approfondimento di ESPN ad esempio, una leggenda del gioco come Kobe Bryant ci è riuscito una sola volta in carriera). Realizzarne due a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, significa essere un Prescelto.
PLAYOFFS NBA 2018, 62 e 33: I NUMERI DI UNA LEGA SEMPRE PIÙ GLOBALE
Tutte le 16 squadre dei Playoffs NBA 2018 hanno schierato tra le loro fila almeno un giocatore nato al di fuori dei confini statunitensi. Un trend, quello della globalità delle franchigie NBA, ormai talmente consolidato da rendere da record l’attuale postseason: durante questi playoff difatti, hanno vestito i colori di una squadra NBA 62 atleti international rappresentando ben 33 nazioni sparse per il mondo. Due primati che superano quelli fissati nella postseason 2014 (quando i giocatori international furono 60 provenienti da 30 diversi paesi) e a cui hanno contribuito in particolar modo i Philadelphia 76ers e gli Utah Jazz: infatti, sia i Sixers (la cui divisa è stata indossata in questi Playoff anche dal “nostro” Marco Belinelli) che i Jazz (da cui proviene tra l’altro il futuro coach dei Phoenix Suns Igor Kokoskov, il primo non-American born head coach della storia NBA), hanno potuto contare all’interno del loro roster su 7 atleti, alcuni dei quali vere e proprie colonne della loro squadra come Joel Embiid o Rudy Gobert, nati al di là dell’Oceano. Un segnale che, assieme alla crescita esponenziale nel numero dei partner televisivi internazionali in grado di collegare ai playoff anche i tifosi sparsi per gli angoli più remoti del globo, mostra la volontà della lega di allargare la propria sfera di influenza al di fuori del territorio USA.
36, 30, 24, 12: GLI ARBITRI E IL LORO PERCORSO VERSO LE FINALS
Quella di quest’anno non è stata sicuramente una stagione da incorniciare per gli arbitri NBA: una serie di episodi controversi hanno compromesso irrimediabilmente il rapporto con i giocatori creando un clima di diffidenza nei confronti delle loro capacità di dirigere le partite. Un generale scetticismo, amplificato dal ritiro di alcuni mostri sacri del fischietto come Danny Crawford e Monty McCutchen, a cui la lega ha provato a rispondere collocando figure riconoscibili in ruoli delicati (lo stesso McCutchen è passato immediatamente dal campo alla scrivania diventando il responsabile dello sviluppo degli arbitri proprio per cercare, citando le parole del coach dei Dallas Mavericks Rick Carlisle, di “creare una comunicazione costruttiva” tra giocatori, allenatori ed ufficiali di gara), organizzando meeting per provare a diminuire il nervosismo tra le parti e puntando fortemente sull’accurato monitoraggio delle prestazioni degli arbitri per individuare tra di loro, quelli più adeguati ai palcoscenici maggiormente delicati. In questo senso, la selezione dei fischietti designati per arbitrare le partite dei playoff è stata severissima: in base ad un ranking stilato dalla NBA Referee Operations, ad una classifica indicata dalle 16 squadre partecipanti alla postseason e ad una valutazione sulla correttezza o meno dei singoli fischi eseguiti dai direttori di gara durante le partite di stagione regolare, la Lega ha composto una rosa dei 36 arbitri più meritevoli da impiegare durante il primo turno dei playoff, restringendo in seguito il gruppo a 30 per le semifinali di Conference, a 24 per le finali di Conference ed infine, a 12 per le Finals.
351: I PUNTI DI JAYSON TATUM AI SUOI PRIMI (STRAORDINARI) PLAYOFFS NBA 2018
Bastavano soltanto due punti a Jayson Tatum per scavalcare l’hall of famer Kareem Abdul-Jabbar, diventando il giocatore al primo anno ad aver segnato il maggior numero di punti nella storia dei playoff. Difatti, come riportato dal reporter Statunitense Jared Weiss, il prodigioso rookie dei Celtics ha realizzato durante i Playoffs NBA 2018 351 punti, non riuscendo per un soffio ad agguantare un record apparentemente inaviccinabile, scritto più di 45 anni fa dal leggendario inventore del gancio-cielo. Poco importa, i playoff di Tatum sono stati, numeri alla mano, semplicemente eccezionali: nonostante le pesantissime assenze di Kyrie Irving e Gordon Hayward, i Celtics, guidati dall’inaspettata leadership e dalla magnetica pulizia tecnica della loro matricola, sono arrivati ad una sola partita dal giocarsi le NBA Finals. Interrogato sul potenziale dell’attuale classe di rookie (che può contare non solo su altri due sorprendenti interpreti di questi playoff quali Ben Simmons e Donovan Mitchell, ma anche su due talenti non ancora del tutto sbocciati come Lonzo Ball e Markelle Fultz), LeBron James ha dichiarato scherzosamente, ma probabilmente neanche troppo, che questo a suo parere è il gruppo migliore dai tempi del Draft 2003. Quello, per intenderci, da cui uscirono oltre che lo stesso LeBron, giocatori del calibro di Carmelo Anthony, Chris Bosh e Dwyane Wade: Tatum e le altre matricole non vedono l’ora di poter smentire il Re.
4: I NUMERI DI UNA RIVALITÀ SENZA PRECEDENTI IN QUESTI PLAYOFFS NBA 2018
Cavs e Warriors saranno dunque le due squadre che ancora una volta, anche nei Playoffs NBA 2018, si sfideranno nell’ultimo atto dei playoff per contendersi l’anello: una serie di finale a cui gli uomini di Kerr e Lue arrivano dopo aver superato ogni genere di difficoltà, dagli infortuni dei giocatori più rappresentativi al rivoluzionamento dei roster, passando per episodi di inspiegabile nervosismo e insistenti voci di mercato. Ancor prima del verdetto del campo, la rivalità tra queste due franchigie ha già ridisegnato i contorni della storia dello sport professionistico Statunitense: mai difatti era successo in una delle 4 principali leghe sportive professionistiche (NBA, NFL, NHL, MLB), che due squadre si incontrassero per 4 Finals consecutive. Dopo aver assistito a dei Playoff da urlo, prepariamoci dunque a seguire una serie di finale che ha tutti i numeri giusti per essere ancora una volta eccezionale.