Disappointing Team Of The Year: New York Knicks
Per rendere giustizia alla tragicomica stagione 2016/17 dei Knicks servirebbe un libro, una sorta di parodia di The City Game, l’opera che Pete Axthelm dedicò (principalmente) al primo titolo della franchigia nel 1970. Proviamo a riassumerla brevemente.
La scorsa estate, stanchi dei continui fallimenti, Phil Jackson e gli altri dirigenti dei Knicks mettono a punto il ‘piano definitivo’ per tornare (???) grandi: mettere sotto contratto Derrick Rose e Joakim Noah (quest’ultimo pagato a peso d’oro). Idea eccellente, se non fosse che il 2011 è passato da un pezzo e che i due sono quasi le ombre di quelli che diedero nuova vita ai Chicago Bulls a inizio decennio. Noah gioca poco (tormentato dagli infortuni) e male, finchè non viene dichiarato “out for the season” a causa dei continui problemi ad un ginocchio. Per cercare di guarire (a sua detta) assume sostanze ritenute proibite, venendo sospeso per 20 partite in seguito ad un esame non superato. Rose gioca meglio, a tratti lascia intravedere lampi del fu MVP, ma un bel giorno decide di sparire nel nulla a poche ore da una partita contro New Orleans. La preoccupazione generale si dissolve l’indomani, quando il numero 25 contatta lo staff dicendo qualcosa come: “Tutto a posto ragazzi, ho fatto un giro a Chicago da mia madre! Non è che mandereste un aereo a prendermi?”.
Nel corso della stagione si rincorrono continue voci di trade che coinvolgerebbero lo steso Rose e Carmelo Anthony. Inizia quindi un ‘duello mediatico’ tra colui che dovrebbe essere l’uomo-franchigia e Phil Jackson. Quest’ultimo, secondo i maligni, arriva a ‘dettare’ ad un giornalista di fiducia (Charlie Rosen) un articolo estremamente critico nei confronti del numero 7, elencando i motivi per cui sarebbe meglio per tutti se se ne andasse.
La ciliegina sulla torta, però, arriva quando Charles Oakley viene arrestato sugli spalti del Madison Square Garden in seguito alle continue molestie nei confronti del proprietario James Dolan, reo di non aver mai invitato l’ex numero 34, pilastro della rocciosa squadra degli Anni ’90, ad assistere alle partite.
Nel frattempo i Knicks giocano e, come sempre accaduto nelle ultime stagioni, perdono. Perdono tantissimo, finendo ben presto fuori dal discorso playoff. Mica male, per quello che D-Rose aveva definito “un super-team”!
In attesa (spasmodica) della pubblicazione del romanzo (magari per mano dello stesso Phil Jackson, già firmatario dello scoppiettante The Last Season ai tempi dei Lakers), assegniamo alla franchigia l’NBA Passion Award per la delusione dell’anno. Con la certezza che questa appassionante serie non smetterà, almeno per l’immediato futuro, di regalarci nuovi, emozionanti episodi.
Tra i possibili ‘rivali’ di New York per questa ingloriosa nomina troviamo altri sedicenti ‘squadroni’ come Chicago Bulls e Indiana Pacers, partiti con enormi aspettative e finiti a lottare con le unghie e con i denti per gli ultimi piazzamenti ai playoff, oppure i Minnesota Timberwolves, il cui tanto atteso salto di qualità è rimandato almeno di un altro anno.