Home NBA, National Basketball AssociationNBA Passion App Quintetti All-Times: dai Bucks ai Bulls, passando ovviamente per Boston

Quintetti All-Times: dai Bucks ai Bulls, passando ovviamente per Boston

di Luca Sagripanti
the last dance

San Antonio Spurs

Spurs

Spurs

C: David Robinson

Probabilmente non sfigurerebbe nei sistemi “Small Ball” moderni, visto che era un eccellente rim protector e col suo atletismo riusciva anche a stare con i piccoli cambiando sui pick n’ roll. Collaborò a fondare la cultura Spurs pre-Duncan per poi fare un passo indietro lasciando spazio al rookie Hawaiano che stava esplodendo (cosa che non si vede spesso da una stella affermata). 2 volte Campione NBA, 10 volte All-Star e leader della lega in punti, rimbalzi e stoppate in tre stagioni diverse, è stato anche introdotto nella Basketball Hall Of Fame.

F: Tim Duncan

Tim Duncan è probabilmente il più grande Spurs di sempre, non solo perchè ha portato la sua franchigia ai Playoff ogni singola stagione ed ha la più alta percentuale di vittorie nella storia della NBA, ma ha anche contribuito come aprifila insieme a Coach Pop a costruire la cultura che gli Spurs ancora predicano in giro per le arene americane. Timothy è 5 volte campione NBA con la franchigia di San Antonio e fu un fattore cruciale per ognuno di questi, 2 volte MVP della RS,  3 volte MVP delle Finali e con 15 All-Star Game alle spalle. Come dicono a Roma: “le chiacchiere stanno a 0”.

F: Kawhi Leonard

La dirigenza Spurs ha più volte dimostrato di avere un discreto occhio per il talento, ma a questo giro anche loro si sono sorpresi da soli. Quando venne scelto con la numero 15 al Draft nessuno al mondo avrebbe potuto prevedere che sarebbe il giocatore che è diventato con tanta dedizione ed impegno. Kawhi è il giocatore perfetto per Coach Popovich e per il sistema Spurs: silenzioso, umile, generoso e dedito alla causa. Forse può sembrare un po’ prematuro metterlo nel quintetto di partenza ma ha vinto due Defensive Player of the Year awards in due anni di seguito oltre ad avere un anello ed un titolo di MVP delle finali. La crescita di Leonard nella lega è stato esponenziale di anno in anno e sembra non volersi arrestare, a testimoniarlo ci sono anche i numeri delle sue percentuali di tiro.

G: Manu Ginobili

Ecco un altro giocatore che appartiene pienamente al sistema Spurs. Tolto il fatto che nei suoi anni migliori Ginobili era una guardia capace di battersela con tutti i colleghi della lega anche se non sempre i numeri lo testimoniano, quello che più colpisce dell’ uomo da Baia Blanca è la dedizione con cui si rimette alla squadra sia in attacco che in difesa. Quando il Coach decide di tenerlo da parte e giocarlo come una sorta di Jolly 6th Man non si lamenta, accetta la decisione e quando arriva il suo turno butta tutto sul campo. Va detto che ogni tanto regala anche delle sconsiderate giocate visionarie che fanno rischiare l’ infarto a coach Pop ad ogni occasione, ma è anche grazie a quel tocco di follia che nei playoff del 2005 è stato senza molti dubbi il giocatore fondamentale per la vittoria del titolo.

G: Tony Parker

Ad un certo punto gli Spurs pensarono anche di scambiarlo con una Point Guard più “tradizionale” ma per fortuna non lo fecero. Tony Parker ha speso la sua intera carriera alle dipendenze di Coach Pop, riuscendo anche a convincerlo a soli 19 anni nel suo anno da rookie, ad affidargli il posto da titolare. Da quel momento sono arrivati altri 4 titoli e il francese è diventato il playmaker migliore della storia della franchigia. Grazie alla varietà delle sue mosse in post può essere considerato il “Kevin McHale delle guardie” e fra i traguardi raggiunti può vantare il primato di franchigia negli assist ed il secondo posto per minuti giocati. Nel 2007 vinse anche un MVP delle Finals

Sixth Man: George Gervin

Non si può stilare un quintetto all-times degli Spurs senza citare George Gervin. Una vera leggenda della NBA che guidò la lega in punti per ben 4 volte; era aggraziato, creativo e davvero inarrestabile, soprattutto quando sfoggiava la sua “signature move”, vale a dire il finger roll. Il suo soprannome, “The Iceman” dice molto riguardo alla sua capacità di mantenere sangue freddo e nervi saldi sul parquet. Qualcuno potrebbe recriminare che i ruoli in questa lista fra Leonard e Gervin sarebbero potuti essere invertiti, e probabilmente ci sarebbero anche delle teorie che potrebbero avvalorare questa tesi. La verità è che la nostra scelta è stata dettata, oltre che dai riconoscimenti ottenuti dall’ ex San Diego State, da una crescita continua, inaspettata e tanto esponenziale da essere straordinaria anche in una lega piena di persone straordinarie.
George Gervin rappresenta un grande del passato di San Antonio, ma senza dubbi il futuro nei pressi dell’ Alamo passa per le enormi mani di Kawhi.

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1 commento

lorenzo 2 Maggio 2017 - 14:18

ma Artis Gilmor come centro per i Bulls no?

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