Golden State ha vinto una gara 1 combattuta, ha perso una gara 2 irrimediabilmente condizionata dall’infortunio di Jimmy Butler, che invece non ha inciso sul risultato di gara 3, vinta con un Curry da 36 punti. Si arriva a gara 4 con la serie sul 2-1 e con Jimmy riabilitato, ma probabilmente non al 100%. Houston entra al Chase Center consapevole di essere costretta a vincere: un 3-1 sarebbe troppo da rimontare. Ma la consapevolezza spesso non basta.
La partita
Buddy Hield viene inserito in quintetto, sostituendo Moses Moody. Questo aggiustamento di Steve Kerr è già una prima chiave importante: Udoka ha sempre cercato di tenere Sengun fuori dai pick-and-roll avversari, quindi non gli ha mai affidato la marcatura di Draymond Green, che è il bloccante principale per Golden State, ma quella di Moody o Payton II, che non sono né bloccanti e né tiratori infallibili. Hield invece è uno dei migliori tiratori in NBA e Sengun non può marcarlo, perché troppo abile nei movimenti lontano dalla palla. Quindi Udoka ha dovuto operare un contro-aggiustamento, mettendo Alpy a marcare Brandin Podziesmki.
Marcare Podz però non è così facile, perché è piccolo, veloce e sa mettere palla per terra. Questo aggiustamento di Steve Kerr si è rivelato vincente, tanto che il numero 2 dei Dubs ha segnato 26 punti con 9 su 18 dal campo e pure Buddy ha contribuito con 15 punti e 3 su 9 da tre in 30 minuti. L’ex Kings ha dato un suo contributo anche in difesa, mandando subito fuori giri Jalen Green, che ha perso un paio di palloni sanguinosi nei primi minuti e da lì non è più rientrato mentalmente in partita. Il 4 dei Rockets, al di fuori dell’exploit da 38 punti di gara 2, non è mai andato in doppia cifra in questa serie, confermando i dubbi che avevamo alla vigilia della serie; stanotte Udoka gli ha concesso solo 24 minuti di gioco, in cui ha partecipato con 8 punti, 1 assist e 5 palle perse pesantissime.Â
Lo scoring che Green non ha portato, è stato portato da altri. Questa notte Sengun ha fatto gli straordinari: 31 punti con 12 su 28 dal campo. Il turco in stagione ha avuto una media di 15 tiri tentati a partitita: 28 è quasi il doppio. Ci sono stati alcuni momenti della partita, in particolare nel terzo quarto, in cui letteralmente ad ogni azione si passava dal suo isolamento in post. Alpy si conferma per l’ennesima volta il leader di questa squadra e dimostra per l’ennesima volta di reggere l’intensità dei playoffs.
Finalmente anche VanVleet ha giocato una partita degna di nota, mettendo a referto 25 punti con un irreplicabile 8 su 12 da tre. L’ex Raptors ha giovato delle prestazioni mediocri delle prime tre gare e della conseguente disattenzione dei Warriors nei suoi confronti. Anche Amen Thompson ha segnato 17 punti, prendendo a sprazzi le redini dell’attacco giocando 1vs1 a testa bassa contro chiunque gli capitasse a tiro.
Un altro aggiustamento importante rispetto alle gare precedenti, questa volta apportato da coach Udoka, è stato il minutaggio di Steven Adams. Il neozelandese ha calcato il parquet addirittura per 26 minuti, dimostrandosi fondamentale nella protezione del ferro amico (4 stoppate) e nella lotta sotto il ferro nemico, con 5 rimbalzi offensivi salvifici. L’ex OKC ha giocato anche i minuti finali al posto di Jalen Green senza sfigurare.
Questa mossa di Udoka è stata sia vincente, per i motivi appena elencati, che non: un quintetto composto da Adams, Thompson e Sengun non ha alcun tipo di spacing. Houston ha sacrificato le sue già scarse spaziature per rimpiazzarle con ulteriore difesa e fisicità . Il lato bello della medaglia ci mostra una difesa ferrea e un dominio a rimbalzo, mentre il lato brutto ci dice 23 tentativi dall’arco.
Vincere una partita di basket nel 2025 tentando solo 23 conclusioni da 3 punti è difficilissimo; lo è ancor di più se dall’altra parte ne tentano 46. Gli Warriors hanno spesso difeso a zona in questa serie, senza mai essere particolarmente messi in difficoltà . Ma nonostante ciò i Rockets hanno comunque portato la partita a essere decisa negli ultimi minuti, grazie proprio all’esagerata intensità barattata con lo spacing. In quegli ultimi minuti la differenza non l’hanno fatta gli aggiustamenti, le spaziature, Sengun che marca Podziemski o Moody etc; la differenza è stata tra la squadra che ha Jimmy Butler e la squadra che non ha Jimmy Butler.Â
Quando si arriva negli ultimi minuti, la palla non può che andare nelle mani dell’ex Heat. A 58.1 secondi dalla fine segna 3 liberi glaciali dopo il fallo sciocco di Dillon Brooks (a proposito: Brooks ha iniziato uno scontro anche con Butler e come sempre ha perso il confronto), mandando i suoi sul +3; Sengun sbaglia il tiro più importante della partita a 5.5 secondi, Butler salta in testa a Looney e Adams e prende lui il rimbalzo per poi subire fallo; ovviamente fa 2 su 2 dalla lunetta portando i suoi sul +3. VanVleet poi sbaglierà la tripla del pareggio sulla sirena, consegnando la vittoria ai Warriors.
Nella seconda metà del quarto periodo il livello dell’esecuzione offensiva è calato per Houston ed è salito per Golden State. Queste cose fanno la differenza ai playoff. I Dubs sono la squadra più forte e lo sono anche quando Stephen Curry non brilla: 17 punti per lui in una partita in cui è stato poco coinvolto, oltre che poco efficiente (6 su 13 al tiro, 2 su 8 da tre).
Gara 5
Houston ora è realmente costretta a vincere. Non ho voglia di speculare su possibili aggiustamenti da parte dei due allenatori. L’unica cosa che voglio dire è che mi aspetto un moto di orgoglio da parte di Jalen Green, che sta giocando una serie pessima, anche considerando i 38 punti di gara 2. Non sarà un giocatore da 30 di media, ma già sarebbe abbastanza se ne segnasse 20 a notte giocando 36 minuti, invece che farne 38 una volta per poi sparire le altre gare.
Gara 5 si giocherà al Toyota Center di Houston giovedì 1 maggio alle 1:30 italiane.